sabato 29 novembre 2014

Islam sciita: dialoghi con Henry Corbin

Pubblicato in Italia il libro delle corrispondenze tra Allamah Tabatabei e H. Corbin
 
Il libro "Islam sciita: dialoghi con Henry Corbin" di Allamah Tabatabaei ha visto la luce in Italia. Il testo è una traduzione a cura di Ali Reza Jalali e Mona Rezvan dal persiano all'italiano del libro iraniano sulle corrispondenze tra il sapiente e dotto sciita e l'orientalista francese. Il libro sarà presentato al pubblico sabato 13 dicembre a Roma in collaborazione con l'Istituto culturale della Repubblica Islamica dell'Iran e la casa editrice Irfan Edizioni.
 
 
Di seguito la notizia in persiano tratta dall'agenzia IRNA:
 
 
 
 
کتاب حاوی 'مکاتبات علامه طباطبایی با هانری کربن' در ایتالیا منتشر شد

رم- ایرنا- کتاب 'شیعه در اسلام' که حاوی مکاتبات 'علامه طباطبائی' با پروفسور 'هانری کربن' است، به زبان ایتالیایی ترجمه و منتشر شد.


به گزارش ایرنا، این کتاب که به زبان فارسی و توسط انجمن فلسفه و حکمت تهران و با مقدمه دکتر غلامرضا اعوانی منتشر شده بود، توسط دکتر علیرضا جلالی و خانم مونا رضوان به زبان ایتالیایی ترجمه و منتشر شد.

تلاش مرحوم علامه طباطبائی به عنوان یک اندیشمند اسلامی از نظر احیاء فلسفه و تفسیر شیعی دارای اهمیت فراوانی است که به تدوین مباحث بنیادین معرفت شناسی شیعی انجامید. علامه طباطبائی با تألیف کتب متعدد و تربیت شاگردان برجسته در حوزه های فلسفی؛ فقهی به گسترش گفتمان مکتب تشیع با مکاتب دیگر و معرفی آموزه های تشیع در مغرب زمین یاری کرده است.

یکی از پر ثمرترین نمونه های این گفتمان فرهنگی، آشنایی پروفسور هانری کربن(1978-1903) مستشرق شهیر فرانسوی با علامه طباطبائی بوده که عمدتاً از طریق مکاتبه و پرسش و پاسخ صورت پذیرفته است. در جریان این مکاتبات و پاسخگویی علامه طباطبایی به پرسش های پروفسور کربن در خصوص مکتب تشیع، علامه طباطبائی پرده از رمز و راز برخی از مفاهیم شیعی برمی دارد و داستان شکل گیری تشیع و مرجعیت شیعه و بنیاد یافتن علوم شیعی توسط ایشان را که خود باپشت سر گذاشتن موانع تاریخی بر سر راه آن تحقق یافته است، بیان می کند و به اتهاماتی که علیه تشیع وجود دارد پاسخ می دهد.

حاصل این مکاتبات، کتابی است که هم اکنون به زبان ایتالیائی ترجمه شده و قرار است روز 13 دسامبر (22 آذرماه) با حضور دو نفر از اساتید ایتالیایی در رم رونمائی شود.


 http://www.irna.ir/fa/News/81405959/

giovedì 20 novembre 2014

Uno sguardo sull’Iran. Recensione di "Dossier Iran e Vicino Oriente"

 
 
 
Senza ombra di dubbio il Vicino Oriente oggi rappresenta una delle aree più instabili del pianeta, un vero e proprio heartland del caos globale. Questa situazione, ormai ancor più palese con l’emergere della crisi nella regione, soprattutto a cavallo tra Iraq e Siria con la manifestazione del cosiddetto Stato Islamico guidato dal misterioso califfo Al Baghdadi — entità che occupa una parte considerevole del territorio dei due paesi arabi, con ramificazioni anche fino alla Libia —, sembrerebbe il frutto di diversi fattori: da un lato le ambizioni delle grandi potenze, sempre pronte a intromissioni anche considerevoli nei paesi dell’area, sia per il ruolo geopolitico del Vicino Oriente, sia per le sue risorse energetiche; e dall’altro l’instabilità e la frammentazione dell’area e dei paesi che la compongono.
 
Una delle isole di stabilità in questa regione così instabile è sicuramente l’Iran, che non solo è riuscito a evitare un coinvolgimento diretto sul proprio territorio (cosa che non è riuscita ad altri attori importanti della regione, anche se con gradazioni diverse, dalla Siria e dall’Iraq fino all’Egitto e alla Libia), ma ha anche incrementato notevolmente il proprio peso regionale, grazie ad una attenta politica di sostegno ad alcune entità governative e non solo, senza però un impegno eccessivo che possa in qualche modo ledere il potenziale strategico iraniano.
 
 
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Recentemente la casa editrice Irfan ha dato alle stampe un breve saggio (poco più di 80 pagine) a cura di Ali Reza Jalali, studioso di origine iraniana ma nato e cresciuto in Italia. Il libro — intitolato Dossier Iran e Vicino Oriente. Ricerche e analisi di diritto costituzionale, scienze politiche e relazioni internazionali — tratta proprio della situazione nel Vicino Oriente e contiene alcuni saggi dell’autore su vari argomenti, dal diritto costituzionale alle relazioni internazionali, nell’ottica di un’analisi solidamente storica ma anche legata all’attualità. I primi capitoli si concentrano sull’ordinamento iraniano e sull’evoluzione del modello istituzionale, soprattutto per quello che riguarda la transizione dalla monarchia costituzionale islamica dello Shah alla repubblica islamica voluta da Khomeini, edificata nel 1979. Questo passaggio ha segnato alcuni tratti di rottura col passato iraniano: si pensi ad esempio al ruolo maggiore assunto dal diritto islamico e dai valori religiosi nell’ordinamento giuridico iraniano, ma anche dei tratti di continuità, come ad esempio il ruolo centrale nelle istituzioni e nella forma di governo del capo dello stato, prima in veste di monarca, poi in veste di dottore della legge religiosa. Oltre a ciò il testo analizza alcune particolarità del pensiero politico egemone oggi nell’ordinamento iraniano, ovvero quello strano e apparentemente contraddittorio concetto di “democrazia religiosa”, spesso richiamato anche dall’attuale Guida suprema iraniana Khamenei. Essa può essere vista, almeno questa è l’opinione di Jalali, come una sorta di versione relativizzata della democrazia occidentale, una forma di democrazia che cerca di adattarsi — in questo senso “relativizzata” — a un contesto culturale, storico, giuridico e religioso che ha poco a che vedere coi modelli occidentali ed europei, impregnati in qualche misura di diritto romano, cristianesimo e illuminismo.
 
 
 

lunedì 17 novembre 2014

"Dossier Iran e Vicino Oriente. Ricerche e analisi di diritto costituzionale, scienze politiche e relazioni internazionali"

Irfan Edizioni ha pubblicato recentemente un nuovo libro di Ali Reza Jalali dal titolo "Dossier Iran e Vicino Oriente. Ricerche e analisi di diritto costituzionale, scienze politiche e relazioni internazionali". Il libro è acquistabile contattando  http://nuovo.irfanedizioni.it/contattaci.





ISBN 978-88-97278-27-6
 
Prezzo di copertina euro 10
 
"Le dinamiche del Vicino Oriente, o Medio Oriente che dir si voglia, sono ormai all’ordine del giorno dei principali media nazionali e internazionali, per via dell’importanza strategica che questa regione del mondo, incastonata tra le principali potenze mondiali a livello militare ed economico (Unione Europea, Russia, India, Cina, Giappone, Stati Uniti), ricopre ormai da diverso tempo. Senza questo bacino energetico formidabile a basso costo, le principali riserve di gas e petrolio si trovano tra Golfo Persico, Mar Caspio e Mar Mediterraneo, le grandi potenze non sarebbero tali." Dalla Prefazione dell'Autore  




domenica 9 novembre 2014

Incontro a Brescia sulla geopolitica delle religioni

 

Da destra: Paolo Rada, Claudio Mutti e Ali Reza Jalali


Sabato 8 novembre 2014 a Brescia nella sala comunale di Via Pasquali 5 si è svolta una conferenza organizzata dall’associazione culturale “Nuove Idee” con lo scopo di presentare al pubblico il nuovo numero della rivista “Eurasia” dedicata alla geopolitica delle religioni. Sono intervenuti come relatori il direttore della rivista Claudio Mutti, Paolo Rada, esperto di Islam e di religioni e Ali Reza Jalali, analista geopolitico del Vicino Oriente.

L’intervento di Claudio Mutti si è concentrato sulla geopolitica delle religioni a livello generale, con una riflessione ad ampio respiro che ha sottolineato l’importanza del fattore religioso nel mondo contemporaneo, al contrario di quello che avevano previsto molti studiosi in passato, decretando in modo prematuro la fine di ogni forma di spiritualità a favore del predominio del materialismo. Dopo una prima parte introduttiva il direttore di “Eurasia” ha posto all’attenzione degli uditori tre esempi pratici di geopolitica delle religioni: Ucraina, Palestina e Iraq. Nel primo caso, lo scontro in atto all’interno del paese europeo, può essere letto come uno scontro tra la componente uniate occidentale e quella ortodossa orientale. Nel caso della Palestina invece abbiamo uno scontro tra quello che potremmo definire una sorta di espansionismo ebraico e una resistenza palestinese volta a difendere i luoghi sacri dell’Islam, ma anche del Cristianesimo, dalla distruzione e dal progetto di “ebraizzazione” di tutta la Palestina. In Iraq poi vediamo in modo chiaro l’emergere di una forma pseudoreligiosa, il wahabismo, scuola nata in Arabia alcuni secoli fa che ora tramite il famigerato Stato Islamico sta occupando ampie zone del paese arabo. Tutti questi esempi ci fanno comprendere come la religione, nel bene o nel male, non sia tramontata, ma anzi rappresenti un fattore identitario molto forte da prendere in considerazione nelle analisi geopolitiche.
 
 
 

Dopo l’intervento di Claudio Mutti, è arrivato il turno del secondo relatore, Paolo Rada, esperto di Islam, che ha sottolineato la radice comune delle tre religioni monoteistiche, distinguendo però un fatto importante, ovvero che l’Islam e il Cristianesimo, pur avendo tratto la propria origine dall’Ebraismo, hanno rifiutato il settarismo e il particolarismo di questa religione, abbracciando invece una logica universalista. Inoltre all’interno dell’Islam, esistono delle divergenze tra le diverse scuole, soprattutto tra sciiti e sunniti, con i primi che per molti aspetti si approssimano al Cristianesimo. Addirittura secondo l’Islam sciita, il Mahdi, il Messia salvatore dell’umanità che si manifesterà alla fine dei tempi per sconfiggere il Male, è non solo un discendente di Muhammad, profeta dell’Islam, ma anche di San Pietro, avendo la madre del Mahdi una discendenza diretta bizantina.

Ha concluso la serie degli interventi Ali Reza Jalali, analista geopolitico, che ha fatto una relazione concernente la geopolitica delle religioni applicata alla situazione del Vicino Oriente oggi, con uno scontro settario senza precedenti tra sciiti e sunniti, soprattutto in Iraq e Siria, dove le principali potenze regionali, soprattutto Turchia e Iran, vogliono ricreare di fatto la grandezza degli imperi del passato, rispettivamente in nome dell’Islam sunnita (neo-ottomanesimo) e dell’Islam sciita (neo-safavidismo). Non a caso l’Iran difende i governi iracheno e siriano, influenzati in qualche modo dal fattore sciita, mentre la Turchia sostiene le opposizioni sunnite.

Dopo la fine delle tre relazioni, vi sono state delle domande del pubblico ai relatori, domande che hanno compreso vari argomenti concernenti il tema della conferenza.