Ali Reza Jalali
Viste le innumerevoli tensioni
accumulate negli ultimi anni tra l’Occidente e la Russia, giunte alla loro
apoteosi con la crisi ucraina, i leader occidentali hanno deciso di boicottare
la parata militare e le cerimonie commemorative per la fine della seconda
guerra mondiale sul suolo europeo del 9 maggio a Mosca. Il tutto è abbastanza
clamoroso e senza precedenti negli ultimi anni, visto che almeno in linea
teorica questi festeggiamenti riguardano la vittoria sul nazi-fascismo, per cui
sono tutto sommato una grande occasione per ribadire, dal punto di vista dell’Occidente
liberal-democratico, il trionfo dei valori del diritto-umanismo sul razzismo e
sulle barbarie.
L’assenza dei leader del “mondo libero” a Mosca però segna il
fatto importante che le relazioni con la Russia di Putin si sono incrinate a
tal punto da giustificare il boicottaggio di un evento simbolico di notevole
importanza per delle nazioni che, per difendere i valori che hanno trionfato
sulla Germania nazista, sono disposte spesso anche a impugnare le armi e a causare
una quantità innumerevole di morti, anche in epoche più recenti, in spregio al
diritto internazionale, come nel caso dell’Iraq e della Jugoslavia.
Proprio per
questo Silvio Berlusconi si è sentito in dovere di scrivere una epistola al
direttore del Corriere della Sera, lettera pubblicata recentemente (http://www.corriere.it/esteri/15_maggio_09/berlusconi-l-occidente-l-errore-voler-isolare-russia-putin-23f5b560-f617-11e4-a548-cd8c68774c64.shtml).
In questo testo Berlusconi, vecchio amico di Putin, sottolinea come l’assenza
dei leader occidentali alle celebrazioni a Mosca per il settantesimo
anniversario della Seconda guerra mondiale è la dimostrazione di una miopia
dell’Occidente che lascia amareggiato chi, come l’ex presidente del Consiglio “ha
operato incessantemente per riportare la Russia, dopo decenni di Guerra fredda,
a far parte dell’Occidente”. “Quella tribuna sulla piazza Rossa –
continua Berlusconi – sulla quale di fianco a Putin siederanno il Presidente
cinese, il Presidente indiano, gli altri leader dell’Asia, non certificherà
l’isolamento della Russia, certificherà il fallimento dell’Occidente.”
E
ancora: “Davvero pensiamo, dopo decenni di guerra fredda, che sia una
prospettiva strategica lucida quella di costringere la Russia ad isolarsi? Costringerla
a scegliere l’Asia e non l’Europa?” Le affermazioni di Berlusconi sembrano
evidentemente quelle di uno statista responsabile che tiene a ribadire l’importanza
strategica di mantenere per l’Occidente delle relazioni amichevoli con la
Russia; ciò è evidentemente legittimo, e per chi auspica, come chi scrive, l’edificazione
di un ordine mondiale più giusto e multipolare, sacrosanto. Ma i problemi
sorgono, proprio per chi abbia a cuore le sorti del mondo in senso multi-lateralista,
se si sottolineano gli obiettivi che Berlusconi, e i (neo)conservatori alla
Berlusconi (o alla Tea Party), vuole raggiungere con questi toni apparentemente
filorussi. Ed è qui che le nostre posizioni si divaricano profondamente.
Nella
lettera scritta al Corriere l’ex presidente del Consiglio sottolinea infatti
come l’impegno occidentale dovrebbe essere quello di una Russia integrata nel
sistema occidentale, in prospettiva di un migliore bilanciamento dello sforzo
che sta portando avanti l’Europa, in combinazione con gli USA, per rallentare
la crescita delle potenze asiatiche ed orientali. In pratica, Berlusconi,
quando afferma che la Russia dovrebbe far parte dell’Occidente, e con tono
preoccupato dice che la Russia oggi, per via della miopia della leadership
occidentale, sta scegliendo l’Asia e non l’Occidente, esterna con veemenza l’idea
huntingtoniana dello scontro di civiltà tra Occidente e Oriente, tra quel
famigerato asse occidentale e il mondo asiatico (sino-islamico) di cui parlava
il politologo americano, in cui la Russia è, per via della sua scelta
occidentalista, di fatto neutralizzata e normalizzata.
E’ ovvio che chi scrive
non ha la pretesa di vedere una Russia asiatica, che sarebbe anche innaturale
vista la storia e la cultura del gigante russo, ma voler “occidentalizzare”
Mosca equivarrebbe ugualmente a una forzatura, visto che l’identità russa è e
rimane a cavallo dei due mondi, un paese europeo per gli asiatici e
parzialmente straniero per gli occidentali. Chi vuole promuovere un mondo di
pace e stabilità, non può chiedere alle nazioni di negare e sopprimere la
propria identità storica, non possiamo chiedere alla Francia di islamizzarsi o
al mondo musulmano di occidentalizzarsi tout court, così come non possiamo
imporre, perché oltre le parole sdolcinate questo è quello che si vuole fare, l’occidentalizzazione
alla Russia, nemmeno forse per allearcisi contro le barbarie orientali, ma solo
per neutralizzare la sua volontà di potenza, visto che, tutto sommato, l’occidentalizzazione
dei costumi ha come principale conseguenza la mortificazione del sentimento
patriottico e porta ad una progressiva pacificazione della società, la quale
piano piano inizia a preferire un modello sociale improntato al consumismo e
quindi al rilassamento dei costumi che non a inculcare alla gioventù valori che
possano promuovere il progresso etico della comunità, come d’altronde spiegava
anche Fukuyama nel suo saggio sulla fine della Storia.
Insomma, l’appello di
Silvio Berlusconi non è finalizzato necessariamente alla promozione del
cosiddetto multipolarismo, ma semplicemente ad una valutazione pragmatica
occidentalista, ovvero alla constatazione che nello scontro geopolitico e di
civiltà con le “barbarie orientali”, è meglio avere una Russia
filo-occidentale, meglio ancora se neutralizzata dall’interno dal punto di
vista culturale, che non una Russia asiatica. Nello scontro di civiltà in atto
tra Occidente e Oriente, scontro che maschera la natura geopolitica della
diatriba, così come la guerra fredda la mascherava ideologicamente, c'è chi
vorrebbe una Russia alleata dell'Occidente, non però per disinnescare lo
scontro, ma per vincere la guerra contro l'Oriente. Io vorrei invece
disinnescare lo scontro, è molto diverso...