Il premier turco Erdogan mentre vota |
A cura di Ali Reza Jalali
I paesi della regione
mediorientale hanno dei tratti in comune e alcuni invece di forte differenza. A
grandi linee, a parte Israele, sono paesi a maggioranza musulmana, multietnici
o multiconfessionali. A livello istituzionale abbiamo monarchie e repubbliche,
con forme di governo parlamentari, semipresidenziali o presidenziali, pur con
alcune differenziazioni rispetto ai modelli occidentali. In base alla forma di
governo cambia il rapporto del popolo con le istituzioni: in pratica, ad una
forma di governo parlamentare corrisponde una maggiore attenzione del corpo
elettorale per le elezioni politiche, volte a rinnovare il parlamento. In un
sistema presidenziale invece, le elezioni principali potrebbero essere quelle
per la scelta del presidente, offuscando, se così si può dire, l’impatto
generale e perché no, anche mediatico, delle elezioni politiche. Quindi bisogna
saper leggere i dati riguardo alla partecipazione elettorale nei vari contesti
con attenzione e spirito critico. I numeri vanno interpretati, ma anche presi
in modo secco, esprimono dei significati. Uno degli standard, non l’unico
ovviamente, col quale si può valutare l’effettiva democraticità di un sistema
di governo è il grado di partecipazione popolare ad eventuali elezioni. Con ciò
si può comprendere anche il grado di maturazione politica di un paese, se non
la credibilità del modello istituzionale stesso. Di seguito alcuni numeri sulla
partecipazione elettorale in Medio Oriente. Nota bene: la ricerca è parziale e riguarda solo alcuni paesi, prendendo in considerazione le elezioni di rilevanza nazionale, escludendo quindi consultazioni amministrative.
Israele: elezioni
politiche dal 1949 al 2012, complessivamente 20 tornate, media
partecipazione 79 percento circa. Trend. Progressivo calo, prima degli
anni 2000 la partecipazione era costantemente intorno all’80 percento, dopo,
negli ultimi quindici anni, costantemente sotto il 70 percento. Max. 86
percento nel 1949 (prima tornata), min. 62 percento nel 2001.
Egitto: elezioni
politiche dal 1976 al 2012, complessivamente 10 tornate (di due tornate non
ci sono i dati), media partecipazione 42 percento circa. Trend.
Altalenante, anche se il risultato migliore si è ottenuto nel 2012 (62
percento) e quelli peggiori negli anni immediatamente precedenti (2010, 2005 –
27 percento, 28 percento). Elezioni presidenziali: ultime tre tornate
(2005, 2012, 2014): 37 percento.
Turchia: elezioni
politiche dal 1950 al 2011, complessivamente 13 tornate, media
partecipazione 81 percento. Trend. La partecipazione è stabile, a parte
tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 che era scesa intorno al 60 percento.
Max. 93 percento del 1987. Min. 64 percento nel 1969.
Una donna iraniana vota. Il suffragio universale esiste in Iran dagli anni '60. |
Siria: elezioni
politiche dal ’94 al 2012, complessivamente 5 tornate, media partecipazione
62 percento. Trend. In generale stabile, tra il 50 e il 60 percento, a
parte nel ’98, con una affluenza dell’82 percento. Elezioni presidenziali:
primavera 2014.
Iran: elezioni
politiche dal 1980 al 2012, complessivamente 9 tornate, media
partecipazione 59 percento. Trend. Stabile tra il 50 e il 60 percento, a
parte le elezioni del 1996 e 2000 con una partecipazione intorno al 70
percento. Elezioni presidenziali: 11 tornate dal 1980 al 2013. Media
partecipanti 67 percento. Trend. Altalenante, soprattutto con un forte
calo tra la fine degli anni ’80 e la prima metà degli anni ‘90. Max 83 percento
nel 2009. Min. 50 percento nel 1993.
Una parte consistente delle
statistiche sono riprese dal sito http://www.idea.int/.
Alcuni dati possono cambiare da fonte a fonte, ma complessivamente i numeri
sono approssimabili a quelli da noi presentati.
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