domenica 20 aprile 2014

Recensione del saggio di Sepehr Hekmat e Ali Reza Jalali, edito nel 2013 da Anteo Edizioni

Recensione del saggio di Sepehr Hekmat e Ali Reza Jalali, edito nel 2013 da Anteo Edizioni 
 
 
 
 
                                                   
(ASI) Quando il circo mediatico-politico nostrano parla di Iran, la terminologia usata è spesso quella imposta dal nuovo secolo americano. Non è insolito, infatti, sentire farneticare di Asse del male o di Stato canaglia, in riferimento alla Repubblica islamica, o sentire apostrofare il benemerito ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad con l’infamante epiteto di nuovo Hitler.
Chi voglia, però, approcciarsi seriamente alla conoscenza della società iraniana, così complessa e differente dalla nostra, è evidente che non può pensare di farlo basandosi su tali stereotipi e slogan frutto della propaganda occidentale. Inadatti risulterebbero persino i concetti, anche questi tipici dell’occidente, di ‘democrazia’ e ‘dittatura’. Stesso discorso per chi intenda approcciarsi alla figura dell’ex presidente Ahmadinejad. Non potrebbe, infatti, non rivelarsi inadeguato il metro impiegato in Italia per delineare l’orientamento politico di un individuo, tanto più se si intendessero utilizzare le sbiadite categorie di ‘destra’ e ‘sinistra’, ormai più identitarie che sostanziali. Fanno piuttosto al nostro caso, per tratteggiare l’azione sociale e politica del leader iraniano, due concetti estremamente evocativi e suggestivi come ‘giustizia’ e ‘spiritualità’. Giustizia e spiritualità come il titolo del bel libro edito nel 2013 dalla casa editrice reggiana Anteo Edizioni, frutto del lavoro dello studioso iraniano Sepehr Hekmat e del ricercatore Ali Reza Jalali. Un saggio sul pensiero e la vita di Ahmadinejad, che ci restituisce un’immagine di questo grande uomo politico musulmano distante anni luce da quella dipinta dai mass media occidentali e che ha anche il pregio di offrirci una visione generale sull’Islam sciita, religione di Stato in Iran (capitolo 5), e sul particolare ordinamento politico vigente nella Repubblica islamica (capitolo 6). Di origini umili e popolari, cresciuto in un ambiente molto religioso, Ahmadinejad visse la propria infanzia sotto il regime autoritario dello scià, ereditando dal padre una forte critica verso le politiche della monarchia Pahlavi incentrate su occidentalizzazione, secolarizzazione, imborghesimento e un’economia di tipo capitalista. L’ingresso all’università, in anni di forte contestazione, coincise con un impegno politico e religioso sempre più marcato tra le fila dei rivoluzionari legati all’imam Khomeini. Già da allora particolarmente attento alle istanze di giustizia sociale,a tale causa Ahmadinejad dedicherà tutta la sua carriera politica che lo vedrà sindaco di Teheran tra il 2003 e il 2005 e quindi presidente della Repubblica islamica, per due mandati consecutivi, fino al 2013. Anni difficili, questi, di duri attacchi mediatici (caso Sakineh, accuse di antisemitismo e negazione dell’olocausto) e militari (la cosiddetta ‘rivoluzione verde’ o gli attentati agli scienziati nucleari iraniani), durante i quali, però, Ahmadinejad riuscirà a conseguire importanti risultati in campo sociale e a rafforzare il paese sia internamente (pagine 99-101) che a livello internazionale. Ed è proprio alla sua politica estera che Hekmat e Jalali dedicano ampio spazio. Sempre al fianco della resistenza libanese, palestinese e siriana contro le minacce e le aggressioni sioniste, fraterno amico del mai abbastanza compianto presidente venezuelano Hugo Chavez (pagine 134-136), Mahmoud Ahmadinejad, sotto il suo mandato presidenziale, renderà l’Iran protagonista di quel secondo processo – dopo l’epopea delle lotte di liberazione nazionale tra gli anni ’40 e ’70 – di risveglio e rivincita dei popoli e dei paesi per secoli vittime del colonialismo e dell’imperialismo occidentale, a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni in America Latina, Asia e Africa. Processo che, al di là quello che pensava Fukuyama, sta facendo riaprire la storia e volgere il mondo versa una nuova fase multipolare. “Un nuovo mondo sta nascendo, il baricentro delle dinamiche globali si sta muovendo, dopo qualche secolo, dall’Occidente all’Asia (Eurasia)”, affermano i due autori a pagina 133. Dal Venezuela alla Cina, dalla Russia al Brasile, alla Siria, a tanti altri paesi, compreso, ovviamente, l’Iran, si eleva l’aspirazione a una società più giusta. E sarà anche grazie a uomini straordinari come il presidente Ahmadinejad se un giorno nel mondo trionferanno i valori di giustizia e, perché no, spiritualità.
 
Nicola Torrini – Agenzia Stampa Itaia

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