lunedì 8 luglio 2013

Iran: Informazione Scorretta intervista Ali Reza Jalali

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Per farci spiegare l’attuale Iran abbiamo chiesto ad Alì Reza Jalali, ricercatore del Cesem  ed autore del libro Giustizia e Spiritualità
1) Ci sono state da poco state le elezioni in Iran. Puoi spiegarci chi ha vinto?
1- Le elezioni presidenziali in Iran, tenutesi lo scorso 14 giugno, hanno visto l’affermazione di Hasan Rohani, candidato sostenuto dalle forze di centrosinistra (ovvero moderati e riformatori). Egli ha vinto con il 51 percento dei consensi, in una tornata elettorale che ha visto una partecipazione superiore al 70 percento degli aventi diritto. Un ottimo risultato per il sistema istituzionale iraniano, vista la pesante campagna mediatica occidentale incentrata sul boicottaggio delle urne. Lo stesso J. Kerry qualche settimana prima del voto disse che le elezioni in Iran non erano credibili. Il corpo elettorale iraniano evidentemente la pensa in modo diverso. Rohani è un moderato, un pragmatico e il suo governo cercherà in politica interna la formazione di una coalizione ampia, basata sulle larghe intese, e cercherà di coinvolgere anche i conservatori moderati come Larijani, presidente del parlamento. Egli cercherà invece di escludere dall’esecutivo gli ahmadinejadiani, ovvero i nazional-popolari, e le persone vicine all’Ayatollah Misbah Yazdi, sapiente religioso di riferimento per i gruppi islamici più tradizionalisti.

2) L’occidente sui giornali è rimasto vago nel giudicare o spiegare il risultato. Come mai?
La reazione occidentale, nel complesso, è stata di soddisfazione, in quanto ha vinto un candidato che chiude l’era Ahmadinejad, caratterizzata da forti tensioni con l’Occidente, e evita la salita al governo di personaggi come Jalili, giudicati troppo rigidi e inflessibili nelle trattative sul nucleare. Diciamo che questa tornata elettorale in Iran, ha il pregio, tutto sommato, di soddisfare molti, sia in Iran, che all’estero. Gli unici che hanno dimostrato una completa chiusura e pessimismo, sono stati il governo israeliano, preoccupato per la salita la potere di un moderato a Tehran, che cercherà di migliorare i rapporti dell’Iran con l’Europa, e i falchi neoconservatori negli USA.

3) Che Iran abbiamo adesso? cosa cambia dalla guida Amhadinejad?
In politica interna cambia l’approccio con i vari poteri dello stato; Rohani, al contrario di Ahmadinejad, non sarà unilaterale, e non disturberà il lavoro dei vari centri di potere iraniani, sia quelli palesi (parlamento, magistratura, forze armate, Guida, sapienti religiosi), sia quelli occulti (gruppi di pressione in ambito economico). Sarà un governo all’insegna della pacificazione nazionale, o come ama dire uno dei principali sponsor di Rohani, ovvero l’ex presidente Rafsanjani, un governo di “unità nazionale”. In politica estera non cambieranno gli obiettivi strategici dell’Iran, ovvero l’affermazione regionale del cosiddetto Asse della Resistenza (Iran, Iraq, Siria, Libano, Palestina) e la sempre più integrazione dell’Iran nel sistema eurasiatico. Cambierà anche qui l’approccio, la dialettica. Rohani non andrà in giro per il mondo a fare i discorsi di Ahmadinejad, ma un paese serio, non cambia i propri obiettivi strategici con un cambio di governo. Gli USA hanno cambiato i loro obiettivi strategici in Medio Oriente con l’avvento del “moderato” Obama? No, hanno solo cambiato tattica. Anche l’Iran farà lo stesso.

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