martedì 4 giugno 2013

Intervista di Natella Speranskaya (http://www.granews.info/) ad Ali Reza Jalali sulla crisi in Turchia




D. – In Turchia è cominciata la rivoluzione nazionale. Che forze ci sono dietro di essa? Chi combatte e contro chi?

Ali Reza Jalali: Queste rivolte alle quali stiamo assistendo in Turchia sono apparentemente motivate da ragioni ambientaliste, ovvero l'opposizione a un progetto che prevedeva la distruzione di un parco per la costruzione di un complesso commerciale. Ma sotto questa apparenza si nasconde un diffuso malcontento di una parte della popolazione turca circa l'amministrazione Erdogan, soprattutto negli ultimi anni. Questo ultimo mandato di Erdogan, che ha avuto inizio nel 2011, è stato accompagnato da scelte sbagliate, soprattutto in politica estera, come il sostegno al terrorismo in due paesi vicini: Siria e Iraq. Una parte del popolo turco critica il governo poi per il suo approccio, giudicato troppo unilaterale e forse autoritario.





D. – In che modo la rivoluzione turca si colloca nei confronti dell’opposizione geopolitica eurasiatica (Russia, Iran, Siria) e dell’atlantismo (NATO, USA, UE)?

Ali Reza Jalali: Certo che la Turchia è un membro della NATO, un paese che aspira all'ingresso nell'Unione Europea e che ha buoni rapporti con gli Stati Uniti. Le sollevazioni popolari, come quelle attuali, a prescindere dalla loro matrice ideologica o dal risultato che otterranno concretamente, sono un segnale positivo da un punto di vista eurasiatico, perché, almeno nei media, danno la possibilità a Russia, Iran e Siria di inviare un messaggio forte a Erdogan: "E' meglio che pensi ai tuoi problemi, invece di destabilizzare il Medio Oriente".







D. – Qual è la Sua prognosi circa lo sviluppo degli eventi in Turchia e quali saranno gli effetti sulla situazione siriana? 

Ali Reza Jalali: In concreto, è difficile pensare che le rivolte in Turchia possano ottenere un risultato nel breve termine, ma certamente nei mezzi di comunicazione non sono una cosa positiva per Erdogan. I principali vantaggi per il governo e il popolo della Siria sono attribuibili alla possibilità di mostrare al mondo arabo che la Turchia non ha un governo stabile o ideale, così come viene presentato dai media arabi come Al Arabya. La Turchia invece si trova in un contesto in cui la la gente vuole la caduta del governo. Piazza Taksim come piazza Tahrir. E' questa forse la primavera turca? Lo sapremo solo in futuro.


http://www.granews.info/content/turkish-revolution-interview-ali-reza-jalali

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